Foto © Fairtrade Italia/Fairpicture
Grazie ai tecnici esperti e alla collaborazione con CIPCA, ONG boliviana attiva nel dipartimento del Pando, sono stati realizzati momenti di formazione per la gestione dei vivai per i soci che poi si sono occupati di gestirli.
Nella settimana conclusiva del mese dedicato all’equo e solidale vogliamo raccontarvi il punto attuale di una storia importante, nata con l’obiettivo di preservare la foresta Amazzonica e la sua biodiversità, e tutelare la sopravvivenza delle comunità indigene locali.
Ricorderete gli incendi che devastarono la foresta pluviale in Bolivia e Brasile tra luglio 2019 e l’agosto 2020: solo in quel periodo venne deforestata un’area di circa 11.000 km² raggiungendo il livello di distruzione più alto degli ultimi 12 anni, con un aumento del 9,6 % rispetto al 2018.
È in risposta a questo tragico scenario che nasce il progetto Coop per l’Amazzonia, finanziato da Coop Italia per agire in modo concreto di fronte a una situazione così critica che minaccia tuttora un patrimonio di valore inestimabile per l’intero pianeta. Vengono così raccolti fondi per oltre 130.000 euro per sostenere le comunità che abitano e lavorano in foresta e come cooperativa veniamo chiamati insieme a Fairtrade Italia, a fare da garanti sul buon utilizzo della somma raccolta.
Sono le due organizzazioni di produttori di noci dell’Amazzonia, Air Muije e Sefenbo, con cui da anni lavoriamo, a ricevere i fondi raccolti con il compito di introdurre strategie efficaci di prevenzione degli incendi e ripristino delle aree danneggiate, nella convinzione che proprio le persone che vivono sul posto e lavorano sfruttando in modo sostenibile le risorse naturali della foresta, ne siano anche i suoi custodi naturali.
Gli interventi finanziati hanno quindi riguardato in un primo momento il rafforzamento delle due organizzazioni attraverso l’assunzione di personale tecnico esperto e il potenziamento delle comunicazioni tra le comunità sparse sul territorio, spesso difficile a causa delle notevoli distanze. Inoltre, sono stati restaurati e installati 6 magazzini di stoccaggio che permetteranno di ottimizzare la raccolta del prodotto e ridurre gli scarti.
Per favorire invece la riforestazione delle zone degradate sono stati realizzati 5 vivai forestali, che solo nel 2021 hanno prodotto più di 8.000 piantine di diverse specie di alberi, tra cui naturalmente anche quelli di castaña, produttori di noci dell’Amazzonia, e alberi ad alto fusto per la produzione controllata di legname.
Parallelamente le comunità sono state coinvolte in piani di prevenzione degli incendi e di uso del bosco per contrastare il commercio illegale del legname; è stato infatti creato un inventario forestale sistematico in cui sono state segnate le parcelle di foresta degradate da incendi e taglio illegale, così da poterle man mano riforestare con le piante prodotte dai vivai e 5 cisterne per la raccolta dell’acqua sono ad oggi disponibili sul territorio sia per eventuali emergenze in caso di incendi, che per le coltivazioni in vivaio.
La foresta pluviale più grande del pianeta si è ormai ridotta a meno della metà della sua estensione originaria e la sua deforestazione resta uno dei problemi più urgenti da affrontare, tuttavia questo progetto ha certamente aperto una strada concreta per poter rigenerare in parte ciò che è stato perduto; ci auguriamo che sia un primo esempio virtuoso che altre comunità locali possano seguire e replicare.