Dalla disperazione e da un’estrema povertà alla possibilità di vivere una vita dignitosa attraverso il proprio lavoro. È una meravigliosa storia di riscatto quella che ci è stata raccontata da uno dei soci della cooperativa Copacaju durante la nostra ultima visita alla loro sede.
Siamo a Pacajus, nello stato del Cearà in Brasile, dove lo scorso mese abbiamo incontrato le organizzazioni dei produttori di anacardi durante uno dei viaggi annuali previsti dalle attività di monitoraggio dei nostri progetti.
Copacaju è costituita attualmente da 7 cooperative affiliate di cui 4 attive nella lavorazione della noce di anacardio per l’esportazione; sia la sede principale che quelle decentrate hanno visto una ristrutturazione importante negli ultimi anni, grazie anche a progetti appoggiati dal governo dello Stato e la loro attività sta vivendo un momento decisamente positivo.
A una delle riunioni organizzate a ottobre scorso Don Venancio, uno dei soci anziani, ha racconto la sua esperienza e come è avvenuto il suo ingresso nella cooperativa, una storia che anche altri soci attivi hanno condiviso e vissuto.
Dal 2009 lui e molte famiglie della zona, facenti parte del Movimento Senza Terra (MST), movimento politico sociale brasiliano che dalla sua nascita, nel 1984, si batte per la riforma agraria, vivevano accampati in tendoni e baracche improvvisate ai confini di una proprietà che era stata individuata come improduttiva e abbandonata da anni, in origine appartenente ad un privato.
Gli scontri con la polizia e le aggressioni da parte delle forze armate erano all’ordine del giorno, ma Don Venancio e gli altri contadini hanno continuato a resistere mettendo in pericolo la loro vita e quella delle loro famiglie, finché dopo anni di occupazione il Governo in carica non ha riconosciuto la proprietà in questione come espropriabile, dando inizio, dopo innumerevoli ritardi al procedimento per riconoscere le terre in favore degli occupanti.
La felicità purtroppo ha breve durata, perché all’improvviso il proprietario, ex sindaco di Pacajus, decide di fare ricorso e il procedimento si arresta. La frustrazione è immensa, ma dopo rivolte e proteste, nel 2013 un piccolo gruppo tra i contadini coinvolti ottiene finalmente un incontro con la Ministra della Giustizia allora in carica, Izabella Texeira; li aspetta un viaggio lunghissimo e costoso fino a Brasilia per partecipare a quelli che in tutto saranno 10 minuti di colloquio, ma è la prima volta che una controversia del Movimento Senza Terra arriva alla corte suprema del Brasile e l’aspettativa è altissima.
A riceverli è il vice della Ministra, che ascoltando il racconto delle violenze e di ciò che i contadini hanno subìto per anni fino a quel momento, prende a cuore la situazione e solo tre mesi dopo l’incontro – tempistica incredibilmente rapida considerando i consueti tempi di questi procedimenti – ai contadini viene concessa l’attribuzione legale delle terre espropriate.
“Non potete comprendere la sofferenza che le nostre famiglie hanno vissuto per ottenere l’occupazione di queste terre, che altri disprezzano e non utilizzano e che per noi sono invece così preziose, fonte di vita, lavoro e dignità” ha spiegato commosso Don Venancio.
La loro battaglia e anni di sacrifici hanno finalmente portato a un esito positivo: è la prima volta nella storia del Brasile che viene riconosciuto ai contadini del MST l’uso produttivo di terreni altrimenti lasciati al degrado e abbandonati.
Nasce così la cooperativa Copazel, gestita attualmente da 71 contadini con le relative famiglie, di cui 51 sono soci attivi di Copacaju, con a disposizione 1200 ettari di terreno destinato alla coltivazione del Caju di diverse dimensioni e varietà.
All’interno della proprietà oggi sono praticate anche diversi tipi di agricoltura di sussistenza, in particolare orticoltura, frutticoltura, apicoltura e vengono mantenuti anche piccoli allevamenti di polli, maiali e animali da cortile, ma il reddito delle famiglie coinvolte proviene principalmente dalla vendita di anacardi e da quella locale dei suoi derivati, tra cui miele e marmellate.
Nel 2021 con il premio Fairtrade ricevuto, hanno potuto distribuire tra le famiglie anche alimenti di prima necessità e sono stati finanziati corsi su tematiche ambientali, sul riuso, il riciclo e la gestione dei rifiuti solidi, che hanno notevolmente alzato il livello di formazione dei soci partecipanti.
Ora la cooperativa deve poter proseguire su questa strada, potendo contare anche sul nostro appoggio, puntando ad incrementare l’assistenza tecnica e ad ottenere il finanziamento di progetti che possano sostenerla e migliorarla sempre di più negli anni a venire.