Una foresta immensa, fonte di sostentamento e di ricchezza per i popoli che la abitano, parte integrante della loro cultura e allo stesso tempo uno dei più grandi polmoni del mondo, patrimonio dell’umanità intera, che ancora oggi troppo spesso dimentica le proprie responsabilità riguardo alla sua sopravvivenza. È la foresta dell’Amazzonia brasiliana ad essere il centro della lotta portata avanti negli anni ’70 e ’80 da Chico Mendes, un seringueiro, così
come vengono definiti i raccoglitori di caucciù nello stato dell’Acre, e un leader sindacale, che insieme ad altri lavoratori, estrattori della gomma, diede inizio a
una battaglia in difesa della propria terra e contro il feroce disboscamento messo in atto dai grandi allevatori e proprietari terrieri, che facevano così spazio a pascoli per i loro animali. Una lotta sindacale, non violenta, a favore dei diritti fondamentali del suo popolo, per cui Chico Mendes, come altri contadini e seringueiros, diede la vita: ucciso davanti alla porta di casa, a Xapurì nel dicembre del 1988, dagli stessi latifondisti suoi oppositori, l’uomo difensore della foresta, rappresenta ancora oggi il simbolo di un progresso che è possibile raggiungere senza la distruzione dell’ambiente, ma attraverso il dialogo, la condivisione delle idee e un utilizzo sostenibile delle
risorse naturali…